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OTT
2013
Area Osteo-Mioarticolare

[Numero 17. Ottobre 2013] L’obesità e la riduzione del tasso di risposta ai farmaci biologici nell’Artrite Reumatoide: un approccio terapeutico personalizzato


Titolo originale: Obesity and Reduction of the Response Rate to Anti–Tumor Necrosis Factor in Rheumatoid Arthritis: An Approach to a Personalized Medicine
Autori: E. Gremese, A. Carletto, M. Padovan, F. Atzeni, B. Raffeiner, A. R.Giardina, E. G. Favalli, G. L. Erre, R. Gorla, M. Galeazzi, R. Foti, F. Cantini, C. Salvarani, I.Olivieri, G. Lapadula, G. Ferraccioli
Rivista e Riferimenti di pubblicazione: Arthritis Care & Research Vol. 65, No. 1, January 2013, pp 94–100
Recensione a cura di: Antonella Toselli
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Sintesi

Obiettivo
L’obesità è una malattia infiammatoria lieve, di lunga durata e, come tale, potrebbe aumentare il peso dell’infiammazione nell’artrite reumatoide (AR). Lo scopo dello studio è quello di determinare se l’obesità rappresenta un fattore di rischio per un tasso di remissione inferiore nei pazienti con AR progressiva ed attiva, i quali necessitano di un trattamento aggiuntivo con farmaci inibitori del mediatore infiammatorio tumor necrosis factor (anti-TNFα ) malgrado la terapia di fondo con metotrexate od altri farmaci antireumatici.

Metodi
I pazienti reclutati provengono dagli ambulatori di 15 ospedali italiani (universitari e non) partecipanti al network del Gruppo Italiano di Studio dell’Early Arthritis. I ricercatori hanno definito, per ciascun paziente, il grado di attività della malattia attraverso diversi parametri: il punteggio Disease Activity Score (DAS28) che identifica l’attività della malattia su 28 articolazioni, l’indice di massa corporea (BMI: 3 classi: <25, 25-30 e> 30 kg /m2), la VES quale indice di flogosi, il fattore reumatoide IgM e gli anticorpi anticitrullina (CCP : Cyclic Citrullinated Peptide). La remissione è stata definita come un punteggio DAS28 <2,6 per almeno 3 mesi.

Risultati
Sono stati analizzati 641 pazienti ambulatoriali con AR di lunga durata in trattamento con farmaci biologici anti-TNFα (adalimumab, n=260; etanercept, n =227, infliximab, n=154), reclutati nel periodo 2006-2009 e monitorati per almeno 12 mesi. La media SD ± DAS28 al basale era 5,6 ± 1.4. Un BMI> 30 kg /m2 è stato registrato in 66 su 641pazienti affetti da AR (10,3%).
Dopo 12 mesi di trattamento anti-TNFα, è stato osservato una riduzione di DAS28 a <2,6 nel 15,2% dei soggetti obesi, nel 30,4% dei pazienti con un BMI di 25-30 kg/m2, e nel 32,9% dei pazienti con un BMI <25 kg /m2 (P 0.01). La più bassa percentuale di remissione, statisticamente significativa rispetto adalimumab ed etanercept (P 0.003), è stata osservata con infliximab.
Conclusione. L’obesità rappresenta un vero e proprio freno alla remissione della malattia nei pazienti con AR in terapia con farmaci anti-TNFα. Gli autori hanno sottolineato come potrebbe essere necessario adattare trattamenti farmacologici personalizzati per questi soggetti.

Introduzione
Negli ultimi 10 anni, è stato dimostrato come il tessuto adiposo bianco produca infiammazione. Essere sovrappeso è di per sé associato ad una aumentata disabilità, e rappresenta un fattore di rischio significativo nel peggioramento dell’artrosi. Il legame tra obesità e comparsa di artrite reumatoide (AR) o la sua attività, è ancora controverso. Esistono alcune evidenze che nelle prime fasi di AR, l’obesità possa anche rallentare la progressione della malattia, mentre negli stadi avanzati, l’obesità aumenta l’attività della malattia stessa e la sua disabilità. La relazione tra obesità e AR potrebbe implicare che, a lungo termine, il controllo dell’attività della malattia reumatica diventi sempre più difficile nei soggetti in sovrappeso, come suggerito da un recente studio di pazienti trattati con farmaci anti-TNFα e monitorati per soli 4 mesi . Se questo fosse applicabile a tutti i pazienti reumatici, questo dato sarebbe estremamente importante, proprio per l’elevato costo di cura dei pazienti affetti da AR molto attiva. Lo scopo di questo studio è stato quello di esaminare se il tasso di remissione alla terapia biologica possa essere ostacolato dall’obesità.

Pazienti e metodi

Campione dello studio
I dati dei soggetti considerati nel presente studio sono stati ricavati dal registro GISEA (Gruppo Italiano di Studio Early Arthritis), che raccoglie i nuovi casi di artrite infiammatoria dai 15 centri della rete GISEA (come riportato in Appendice A).La storica popolazione del registro GISEA è costituita da pazienti con artrite di lunga durata (AR o spondiloartropatie) trattati con farmaci biologici, principalmente anti-TNFα . Il presente studio ha considerato solo i pazienti affetti da AR aventi una malattia da moderata a grave nonostante il trattamento con metotrexate (MTX) al dosaggio solito di 15-25 mg /settimana, secondo la tollerabilità, passati poi alla terapia con farmaci anti-TNFα al fine di raggiungere il miglior risultato possibile (cioè la remissione). Sono stati sottoposti a regolare follow-up con visite a 3, 6, e 12 mesi, con la registrazione di tutti i parametri. Tutti i pazienti rispettavano i criteri di diagnosi per l’artrite reumatoide stilati nel 1987 dall’American College of Rheumatology. Sono stati inclusi nello studio un totale di 641 pazienti con AR di lunga data, monitorati per 12 mesi.
Tra i 2.000 circa pazienti presenti nel database, sono stati selezionati solo quelli con artrite reumatoide che non avevano subito variazioni del trattamento nei 3 mesi precedenti l’inizio dell’anti-TNFα . Pertanto, lo studio ha escluso tutti i pazienti con precedenti cambiamenti del corticosteroide, quelli che sono passati da MTX a un altro farmaco antireumatico (DMARD), oppure ad una variazione della dose di MTX, quelli che avevano subito recenti iniezioni intra-articolari, e quelli con comorbidità significative che richiedevano temporanei cambiamenti delle terapie biologiche, o possibili interruzioni o variazioni delle dosi previste. La dose dei corticosteroidi doveva rimanere stabile alla dose equivalente di 7,5 mg/die di prednisone nel corso dei tre mesi precedenti la terapia con farmaci biologici. Inoltre, tutti i pazienti considerati nello studio dovevano mantenere lo stesso agente anti-TNFα per i 12 mesi del periodo di osservazione. Sono stati presi in considerazione i 3 farmaci anti-TNFα secondo il dosaggio solito, cioè, 40 mg sottocute ogni 2 settimane per adalimumab, 50 mg s.c. ogni settimana per etanercept, e 3 mg /kg endovena ogni 8 settimane dopo la fase di induzione (tempo 0, dopo 15 giorni, e dopo 45 giorni) per infliximab.

Parametri
Abbiamo registrato i dati riguardanti la durata della malattia, l’indice di massa corporea (BMI), il trattamento con steroidi, la dose e il tipo di farmaco anti-TNFα utilizzato per incompleta risposta al MTX, gli indici di flogosi quali la VES, il fattore reumatoide IgM (RF), gli anticorpi anticitrullina (anti-CCP peptide ciclico anti-citrullinato), il punteggio di attività di malattia sulle 28 articolazioni (DAS28), la scala analogica visiva (VAS) per la valutazione del dolore e la salute globale valutata dal medico tramite il questionario HAQ (Health Assessment Questionnaire). I pazienti con AR sono stati classificati come sieropositivi per RF quando il valore nefelometrico era di 20 UI /ml, e positivi per anti-CCP quando il test era > 5 IU /ml. La valutazione dell’attività di malattia secondo lo score DAS28 doveva risultare < 2.6 per almeno 3 mesi dal 6° al 12° mese, e veniva effettuata ai 6, 9 e 12 mesi.
La classificazione del BMI era in 3 classi, ovvero, <25 kg/m2 (Peso normale), tra 25 e 30 kg/m2 (Sovrappeso), e 30 kg/m2 (Obeso), secondo la classificazione della National Institutes of Health (14). La coorte di maggior interesse è stata quella dei pazienti obesi (con indice di massa corporea 30 kg/m2 ).

Trattamenti
Tutti i pazienti avevano una malattia attiva (DAS28 ≥3.7) all’inizio del trattamento con anti-TNFα , nonostante la terapia con MTX al più alto dosaggio tollerato o con altri farmaci DMARDs se presente grave intolleranza al MTX. In ogni paziente i reumatologi avevano avviato la terapia con anti-TNFα in base alla loro scelta personale ed alla dose usuale raccomandata. L’unico farmaco con un dosaggio dose/ponderale era infliximab. I corticosteroidi sono stati mantenuti per l’intero periodo di osservazione con il dosaggio di ingresso fissato a 7,5 mg /die equivalenti di prednisone.

Risultati
L’outcome primario è stato quello di definire se l’obesità influenzasse la risposta clinica al trattamento con anti-TNFα . L’outcome secondario era quello di verificare se la relazione tra l’obesità e il risultato del trattamento era differente per i 3 farmaci biologici presi in considerazione.

Importanza & Innovazioni

I dati raccolti dal registro nazionale dimostrano che l’obesità rappresenta un rischio addizionale per una mancata remissione dell’artrite reumatoide (AR) nei pazienti riceventi un primo farmaco anti-TNFα a causa di una malattia attiva trattata già con terapia convenzionale.
L’obesità sembra influenzare di più la risposta all’infliximab, unico farmaco somministrato in base al peso corporeo, rispetto alla risposta con etanercept o adalimumab.
I risultati possono essere definiti importanti non solo dal punto di vista clinico, ma anche in termini di farmacoeconomia, perché si può migliorare la risposta terapeutica con la scelta giusta in qualsiasi momento della malattia, nei pazienti con ridotta risposta al MTX.

Analisi statistica
Sulla base dei dati relativi a tutti i pazienti GISEA selezionati con AR da lunga data e trattati con agenti anti-TNFα per almeno 1 anno, le differenze tra il gruppo dei pazienti obesi rispetto agli altri 2 sottogruppi sono state analizzate utilizzando il test non parametrico di Kruskal-Wallis, il quale permette di verificare i valori medi e le deviazioni standard delle variabili continue (NdT: test utilizzato quando non può essere assunta una distribuzione normale della popolazione) ed il test Chi quadrato per verificare i valori assoluti e le percentuali delle variabili categoriche.
I confronti tra i 3 agenti anti-TNFα sono stati valutati utilizzando l’analisi one-way della varianza e del test di Kruskal-Wallis. Le correlazioni tra le variabili continue sono state determinate utilizzando il test nonparametrico Spearman. Le analisi multivariate sono state eseguite utilizzando modelli di regressione logistica a step. La variabile di risposta è stata definita come remissione dopo 1 anno in base al DAS28. La linea basale delle variabili prese in considerazione sono stati l’età d’inizio della terapia, il sesso, la durata della malattia, il DAS28, la VES, la scala VAS del dolore, la valutazione dello stato di salute globale, lo score HAQ, il BMI, il concomitante uso di corticosteroidi, la positività del fattore reumatoide, la positività degli anticorpi anti-CCP, e il trattamento con il farmaco biologico.
Tutte le analisi sono state eseguite utilizzando SAS, versione 9.2, ed è stato considerato statisticamente significativo un valore di P minore o uguale a 0,05.

Risultati
Studio di coorte
Sono stati analizzati 641 con AR, inclusi nello studio secondo i criteri di ingresso riportati nel capitolo dei metodi, e con regolari visite di follow-up. I dati demografici e clinici sono riportati nella Tabella 1: 81% dei pazienti con AR erano donne, 67,8% erano con fattore reumatoide positivo, 70,5% erano anti-CCP positivo, tutti avevano una malattia attiva, come dimostra l’elevato DAS28 (media ±SD 5.6 ±1.4) e una disabilità moderata come dimostrato dai valori HAQ (media ±SD 1.3 ±0,7), e il 10,3% aveva un BMI di 30 kg /m2. Nella coorte degli obesi, 56 (84,8%) erano donne, esprimendo così il rapporto maschio/femmina di tutta la coorte.
Al tempo zero (basale), non sono state trovate correlazioni tra il valore dell’indice di massa corporea ed i valori di attività della malattia (DAS28), il parametro

dell’infiammazione (VES) e l’indice di disabilità (HAQ). Esisteva solo una debole correlazione tra il BMI e l’età all’inizio della terapia con anti-TNFα (r = 0,16, P<0.001). I 3 farmaci anti-TNFα , adalimumab, etanercept, e infliximab sono stati utilizzati rispettivamente nel 40,6%, nel 35,4%, e nel 24% dei casi.
La tabella 2 mostra i dati al basale rispetto alle caratteristiche cliniche dei pazienti con AR, suddivisi a seconda del farmaco biologico utilizzato nel trattamento. Non sono state evidenziate differenze tra i tre sottogruppi di trattamento rispetto alla percentuale di donne, la positività al fattore reumatoide, e la percentuale di pazienti con assunzione di prednisone.
La percentuale di pazienti anti-CCP-positivi era più alta nel gruppo trattato con infliximab (84,8% nei pazienti trattati con infliximab, 67,2% nei pazienti trattati con Adalimumab, e 62,7% nei pazienti trattati con etanercept; P 0.002). Infatti, i pazienti assegnati ad adalimumab avevano valori basali inferiori dei seguenti parametri: DAS28, HAQ, la scala VAS del dolore, e test HAQ, ma avevano una durata di malattia più lunga rispetto ai pazienti riceventi gli altri due farmaci anti-TNFα. Non sono state osservate differenze nei tre gruppi trattati riguardo ai valori di BMI e della VES.

Follow-up. Outcome primario
Al follow-up dei 12 mesi, il 30,3% dei pazienti con AR aveva raggiunto una remissione secondo il sistema valutativo DAS28. Come dimostrato nella figura 1, la percentuale di remissione DAS 28 è risultata significativamente diversa tra i pazienti obesi ed i non obesi. In particolare, dopo 1 anno di anti- TNFα, solo 10 (15,2%) su 66 soggetti obesi con AR, avevano raggiunto una remissione, rispetto a 184 (32,0%) dei 575 pazienti con un BMI <30 kg/m2 (Odds ratio [OR] 2.63, intervallo di confidenza del 95% [95% CI] 1,31-5,26 nei pazienti obesi che non hanno raggiunto una remissione; P0.005). Inoltre, sono stati poi suddivisi i pazienti secondo i diversi livelli di BMI (sottopeso <20kg/m2, peso normale 20-30 kg/m2, ed obeso >30 kg/m2 ).
Il tasso di remissione si è attestato intorno al 46,7% nei soggetti sottopeso, al 30,2% nei pazienti di peso normale ed al 15,2% nei pazienti obesi (BMI <20 kg/m2 versus 20-30 kg/m2: OR 2.03 [95% CI 1,91-3,46), P =0.01; BMI 20-30 kg/m2 versus 30 kg/m2: OR 2.43 [95% CI 1,21-4,88], P= 0.01). I pazienti con AR, aventi o non aventi raggiunto la remissione DAS28 al follow-up dei 12 mesi, sono stati analizzati secondo le loro caratteristiche basali, in particolare per verificare se il BMI fosse di per sé diverso al basale tra i remitters (coloro che hanno raggiunto la remissione) ed i non remitters (quelli che non l’hanno raggiunta) (Tabella 3). All’inizio della terapia con anti-TNFα , i nonremitters erano più anziani ed avevano evidenziato, rispetto ai remitters, livelli più elevati dei seguenti parametri di attività della malattia: indice HAQ, VES, e BMI. (media ± SD BMI 25.2 ±4.4 kg/ m2 nei nonremitters contro 24,2±3,6 kg/ m2 nei remitters; P=0.02)

Outcome secondario
Per quanto riguarda i trattamenti utilizzati, i tre farmaci anti-TNFα considerati nello studio rappresentavano out come differenti. In particolare, i pazienti con artrite reumatoide trattati con etanercept e adalimumab hanno ottenuto una percentuale di remissione DAS28 simile (rispettivamente 35,6% e 34,3%, P= non significativo), ma la remissione DAS28 era significativamente più alta rispetto ai soggetti trattati con infliximab (19,5%; P=0.004 contro adalimumab e P=0.001 contro etanercept). Questi risultati mantengono lo stesso significato anche dopo l’applicazione di un modello di analisi della variazione che compensi gli squilibri di base, in particolare riguardo al DAS28, sesso, indice di massa corporea, terapia non biologica, e HAQ.
Considerando l’avvenuta remissione a seconda dello stato di obesità, e del farmaco anti-TNFα somministrato, abbiamo osservato una tendenza inferiore del tasso di remissione nei soggetti obesi, con tutti e 3 gli agenti anti-TNFα analizzati in questo studio, come mostrato nella Figura 2, ma questo risultato ha raggiunto una significatività statistica solo nei pazienti trattati con infliximab. In particolare, nessun paziente obeso con AR, trattato con infliximab, ha raggiunto la remissione DAS28, a confronto con il 22,4% dei pazienti con un BMI <30 kg/m2 (P= 0.01). Negli altri due sottogruppi, il 14,8% degli obesi con AR trattati con adalimumab avevano ottenuto la remissione rispetto al 30,1% dei pazienti non obesi (P=0,08), con il 27,6% contro il 36,2% nel gruppo trattato con etanercept (P=0.44) (Figura 2). L’obesità sembra quindi influenzare di più la risposta ad infliximab rispetto a quella di adalimumab ed etanercept. I dati suggeriscono che l’anticorpo monoclonale chimerico (infliximab) non possa superare la correlata barriera infiammatoria dell’obesità.

L’analisi multivariata
Quando si considerano tutte le variabili cliniche, di laboratorio e terapeutiche, solo due variabili cliniche, il DAS28 ed il BMI, ed una terapeutica, il tipo di agente anti-TNFα utilizzato, giocano un ruolo importante nel determinare risultati principali evidenziati nella Tabella 4.
Il sesso, invece, non rappresenta, in questo studio, una variabile significativa. In altre parole, quando il DAS28 ed il peso corporeo sono più elevati, la possibilità di ottenere una remissione è inferiore. Per tale ragione, è necessario personalizzare il più possibile il trattamento. Questi risultati mantengono lo stesso significato anche dopo applicazione di un modello di analisi delle variabili al fine di compensare gli squilibri di base.

Discussione
L’obesità è una malattia grave nella nostra società perché gioca un ruolo importante in numerose malattie croniche e nella morte prematura. Inoltre, l’obesità sta diventando sempre più prevalente. La percentuale dei obesi pazienti con AR ha dimostrato di riflettere il trend della popolazione generale, suggerendo in tal modo che i pazienti con AR dovrebbero essere trattati considerando il rischio di comorbidità associato al tessuto adiposo. L’obesità è stata considerata tra i fattori di rischio per lo sviluppo di AR (6,7), ma più recentemente, un gruppo di Leiden, nei Paesi Bassi, non ha confermato il valore di BMI come fattore di rischio di evoluzione in AR nei pazienti con artrite indifferenziata. Secondo alcuni studi ancora più recenti, in una coorte di early arthritis di Leiden, è stato dimostrato che un BMI >30 kg/m2 è risultato associato ad un numero di erosioni inferiore nel tempo ed una minore prevalenza di mortalità tra i pazienti affetti da AR in Texas. Questi dati dimostrano che l’obesità, nei pazienti con AR di lunga data, determina maggiori limitazioni fisiche legate all’AR ed è associata a malattie più aggressive e disabilità funzionale; essi corrispondono difficilmente con altri dati. In un grande database di medicina generale (Monitoraggio Quantitativo standardizzato dei pazienti con artrite reumatoide) i dati raccolti su 5161 pazienti di 25 paesi, si è osservato che il BMI era simile tra i due sessi, ma è anche emerso che nei soggetti di sesso femminile, il punteggio DAS28 aumentava con l’aumento del BMI a partire dai pazienti con peso normale fino all’obesità. In questo studio è risultato di grande interesse l’associazione tra il BMI e l’attività della malattia e non è stato possibile fornire una spiegazione adeguata dall’analisi dei risultati del test DAS28.
I nostri dati risultano diversi da tutti questi studi perché noi abbiamo focalizzato l’attenzione sui pazienti che stavano assumendo farmaci anti-TNFα per una persistente mancata risposta al MTX e su coloro che non avevano la terapia standard. I risultati evidenziano che, oltre ad essere pazienti con AR da lunga data, la malattia era già persistente, stabile ed attiva. In questi pazienti, il possibile effetto positivo dell’obesità nei primi anni della malattia, come descritto anche in altri studi, era ormai già perduto. I pazienti considerati nel nostro studio avevano una malattia attiva in modo persistente, con una disabilità da lieve a moderata, vale a dire, la peggior situazione possibile per un lungo periodo in termini di disabilità future e rischi cardiovascolari. In questo setting, si è visto che l’obesità determina una minor risposta positiva alla terapia con anti-TNFα e che questo si è verificato di più con infliximab rispetto ad adalimumab ed etanercept. Questo risultato è stato confermato nella subanalisi del trial BeST (Behandelstrategieën voor reumatoide Artritis), in cui i pazienti in sovrappeso e quelli obesi rispondevano meno dei pazienti con peso normale per quanto riguarda la combinazione di MTX e infliximab. In un abstract presentato a Chicago, in Illinois, nel 2011, presso l’American College of Rheumatology Annual Scientific Meeting, anche pazienti con moderata attività della malattia AR trattati con etanercept più MTX hanno evidenziato una risposta clinica più bassa nel trial PRESERVE della durata di 52 settimane . La ragione per la quale l’obesità interferisce di più nei pazienti trattati con infliximab rispetto a quelli trattati con etanercept e adalimumab deve essere ben chiarita. In effetti, questi dati non sembrano essere il risultato di fattori farmacocinetici, come discusso nello studio di Klaasen et al, ed a nostra conoscenza, non ci sono dati circa un possibile stoccaggio nel tessuto adiposo dell’infliximab. D’altro canto, è ben noto che il tessuto adiposo è una fonte di adipocitochine specifiche (ad esempio, la leptina, resistina, adiponectina, e visfatina) che sono elevate nei pazienti con artrite reumatoide e sono in grado di aumentare l’espressione delle citochine infiammatorie, come il TNF e l’interleuchina-6. Pertanto, si potrebbe dire che il tessuto adiposo svolge un ruolo nella creazione di uno stato infiammatorio più resistente alla terapia. Sotto questo aspetto, tuttavia, gli studi che testano l’effetto del blocco TNF sui livelli plasmatici di adipochine in pazienti con AR non sono conclusivi, e la maggior parte degli studi evidenziano che i farmaci anti-TNFα non hanno alcuna influenza sui livelli delle adipocitochine. Tuttavia, il tessuto adiposo può essere associato con una induzione di resistenza a tutti i farmaci anti-TNFα, e la comprensione di questo ruolo necessita ulteriori ricerche.
I nostri dati ottenuti da un’ampia coorte di pazienti aggiungono maggior approfondimenti alle scoperte di Klaasen et al . In questo studio, dopo 16 settimane di trattamento con infliximab, 89 pazienti osservarono un’associazione negativa altamente significativa tra BMI e la diminuzione assoluta del DAS28. Da un punto di vista clinico, questo sembra essere estremamente importante in quanto la persistenza dell’infiammazione rappresenta un elevato rischio di malattie cardiovascolari e l’AR è considerato allo stesso livello di rischio del diabete mellito di tipo 2. In questa impostazione, l’obesità può rappresentare una ulteriore sfida in termini di trattamento della condizione infiammatoria come AR, sia perché rappresenta di per sé una condizione infiammatoria lieve, sia perché può ridurre la risposta alla terapia, specialmente nei pazienti che necessita di trattamento con anti-TNFα, aggiungendosi agli atri fattori di rischio convenzionali per la morbilità cardiovascolare. Infatti, anche nella nostra coorte, nonostante un grande miglioramento complessivo, i nonremitters avevano ancora parametri infiammatori molto alti, anche se in una minoranza di pazienti. Certo, l’infiammazione e la disabilità rappresentano il primo obiettivo di qualsiasi terapia nei pazienti con risposta incompleta al MTX, ma esistono algoritmi che aiutino nella scelta della terapia degli anti-TNFα come terapia di soccorso nei pazienti obesi con RA. Abbiamo fornito dati ottenuti da un situazione di vita reale e questo può essere di aiuto nella pratica clinica. I dati dovrebbero essere ulteriormente confermati dai database di altri registri, in modo che tutti i possibili fattori confondenti esistenti nella popolazione generale dell’AR possano essere normalizzati. Dopo aver controllato la presenza di possibili elementi confondenti (steroidi, DMARDs alternativi al MTX, ecc), siamo arrivati ad alcune conclusioni pratiche. La prima conclusione è che un elevato DAS28 nel protocollo terapeutico certamente gioca il ruolo più rilevante nel determinare una minore possibilità di remissione. L’obesità rappresenta un ulteriore rischio aggiuntivo della mancata remissione. Secondo questa impostazione, la più alta probabilità di raggiungere una remissione dell’AR è fornita da 2 inibitori del TNF (etanercept e adalimumab), mentre il terzo anti-TNFα (infliximab) ha una più bassa probabilità. I risultati appaiono rilevanti se si considera la necessità di una terapia personalizzata. Inoltre, i risultati risultano importanti in termini di farmaco-economia, il che significa raggiungere il miglior risultato possibile attraverso la scelta giusta, in qualsiasi fase della malattia nei pazienti con scarsa risposta a MTX.

Commento del revisore e importanza per la MG
L’obesità rappresenta uno dei fenomeni di salute pubblica più preoccupanti degli ultimi decenni. L’aumento di peso, infatti, è considerato uno dei principali fattori di rischio per importanti patologie quali la sindrome metabolica, il diabete mellito di tipo 2 e l’ipertensione arteriosa. Secondo uno studio dei ricercatori americani del Minnesota (Contribution of obesity to the rise in incidence of rheumatoid arthritis di Crowson CS, Matteso EL, Davis JM3rd, Gabriel SE- Artritis Care Res – Hoboken-2013 Jan; 65(1):71-7. doi: 10.1002/acr.21660) è stato evidenziato che anche l’artrite reumatoide aumento la sua incidenza parallelamente alla cosiddetta epidemia dell’obesità.
Per il Medico Generale questo dato è di particolare interesse, in quanto tale aspetto permette di inquadrare e di seguire bene il paziente obeso in tutte le sue problematiche di rischio per comorbidità. Nello studio del gruppo Italiano si evidenzia, infatti, come l’obesità (condizione patologica caratterizzata da uno stato di debole infiammazione cronica sistemica) rappresenti un problema nell’uso dei farmaci capaci di contrastare o arrestare l’evoluzione della malattia. Nel presente studio i ricercatori romani del dipartimento di reumatologia dell’Università del Sacro Cuore hanno analizzato in quale misura il sovrappeso e l’obesità influiscano sul tasso di remissione del disordine autoimmune e sulla risposta terapeutica al trattamento con farmaci anti TNFα in soggetti reumatici caratterizzati da una malattia in fase attiva e progressiva.

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Ultimo aggiornamento di questa pagina: 22 ottobre 2013
Articolo originariamente inserito il: 14 ottobre 2013
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